L’importanza dello sport nello sviluppo delle capacità coordinative e motorie dei bambini.
Parliamo di motricità?
L’educazione motoria è ormai presente in tutte le scuole materne ed elementari, ma la sua diffusione non è stata né lineare né facile, e anche adesso spesso le ore di educazione fisica vengono additate come inutili o sacrificabili a favore di altre materie più “importanti”. Soprattutto all’inizio, si pensava che far semplicemente giocare i bambini potesse essere sufficiente come sfogo, senza valutare la possibilità che l’ora di educazione fisica potesse risultare utile allo sviluppo del bambino. La psicomotricità in particolare viene ufficialmente teorizzata solo nel 1997, un tempo scientificamente molto lontano dai primi studi sullo sviluppo dei bambini e molto (troppo?) vicino ai giorni nostri.
Fortunatamente le ricerche si sono poi diffuse in modo capillare, e per questo motivo attualmente possiamo parlare di diverse motricità:
- Neuromotricità: si tratta del programma neurale che regola l’attività del camminare, e che quindi funziona sin dalla nascita. Le funzioni sensoriali e percettive si sviluppano pienamente solo se l’organismo esaminato è attivo nel suo ambiente naturale. Questo è il primo livello di motricità studiato a livello scientifico;
- Sensomotricità e motricità percettiva: sottolinea il ruolo delle informazioni sensoriali nell’attuazione, nell’allenamento e nell’adattamento dei movimenti;
- Sociomotricità e psicomotricità relazionale: la motricità viene appresa nell’ambito di rapporti complessi con l’ambiente sociale circostante. I giochi di ruolo, i giochi di società, le forme di competizione e le attività di prestazione sviluppano l’aspetto sociale della motricità.
E, infine, la psicomotricità, data dalla continua interazione tra la componente psichica e quella motoria della persona, che identifica il movimento come il principale strumento di azione, comunicazione e conoscenza che l’essere umano dispone. In particolare, la componente psichica si occupa dell’elaborazione interna dell’insieme delle esperienze pratiche realizzate dall’individuo al contatto con gli ambienti fisico e sociale in cui si muove, mentre la componente motoria riguarda la funzione di sviluppo scandita da determinanti di ordine biologico e fisico.
Il livello di motricità non è unico, ma dipende ovviamente dalla persona nella sua unicità. Infatti si può pensare al livello di motricità come dipendente dai fattori strutturali (corporei), psicologici e specifici dell’individuo.
L’educazione motoria si rifà appunto a queste caratteristiche. Essa riguarda infatti un complesso di azioni e di occasioni programmate per consentire a tutti il proprio massimo sviluppo, contando proprio l’unicità del bambino, la sua totalità e la sua complessità. Il suo obiettivo è che il bambino sviluppi le capacità motorie al proprio meglio, e infatti prevede giochi ed esercizi che prevedano lo sviluppo non solo di schemi posturali (flettere, estendere, spingere, inclinare…) e dinamici (camminare, correre, saltare, afferrare, rotolare…), ma anche delle capacità senso percettive esterocettive (visive, uditive, tattili) e propriocettive (cinestesiche, che riguardano il movimento), coordinative e condizionali (forza, velocità e resistenza).
Fino agli otto anni infatti è importante che i bambini provino quanti più sport possibili per sviluppare le proprie capacità motorie e coordinative, anche se ciò non sempre è possibile. Le società sportive tendono ad affiliare i propri iscritti ad un’età sempre più piccola, limitando la loro possibilità di provare altri sport e quindi di imparare e affinare schemi motori diversi da quelli della propria attività. Il nuoto stesso, lo sport più completo secondo gli esperti, non è completamente utile se non abbinato fin da subito ad altre attività: esso insegna a coordinarsi e a gestire la propria postura, ma come posso imparare a cadere senza farmi male se non provando anche il rugby, la pallacanestro o il pattinaggio? E cadere è importante… un adulto che non ha mai fatto sport che insegnino a cadere e che si ritrova dal nulla ad avere dei pattini da ghiaccio ai piedi, come potrà cadere senza farsi male?
E voi, cosa ne pensate? Come funziona da voi? Come sono organizzate le società dove avete iscritto i vostri figli? Parliamone!
dott.ssa Deborah Landa
Da sempre amante dello sport, ho una naturale inclinazione verso gli sport acquatici.
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