Una riflessione da “Terapia e Pallottole”.
Oggi, a causa della permanenza forzata in casa, ho deciso di guardare un vecchio film che nella mia videoteca non poteva assolutamente mancare: “Terapia e pallottole” (1999) con Robert de Niro nei panni di un boss della mafia in crisi e Billy Crystal nelle vesti del suo terapista.
Paul Vitti, boss mafioso, ha delle crisi di panico e si rivolge al dott. Ben Sobel, psichiatra, per chiedere aiuto.
E si può mai dire di no ad un gangster? Così partono le scene più surreali, dai primi contatti in studio, alla terapia durante il matrimonio, allo sparare al cuscino per gestire la rabbia, o i “rapimenti” improvvisi… Fino alla fine della terapia. Sicuramente tutto amplificato e in chiave comica, ma quanti di voi non si sono sentiti un po’come Paul Vitti durante la prima seduta? A quanti di voi sarebbe piaciuto iniziare con “Ho un amico che…” al posto di esporsi? Chi non ha provato un piccolo brivido alla parola “panico” o “ansia”? E allora…niente panico!
Le grandi frasi in “psicologese” non piacciono a nessuno (vi ricordate la scena in cui Ben prova a spiegare al suo paziente il complesso di Edipo? Ecco…), e quindi che si parli con tranquillità e semplicità! E, se qualcosa non vi è chiaro, chiedete, chiedete sempre.
Il luogo della seduta: anche questo viene messo a dura prova durante la terapia nel film, perché si volge sempre in luoghi diversi. Ebbene, il setting, il luogo, siete Voi e il terapeuta. Un luogo fisico che vi trasmetta tranquillità è importante, ma non dimenticate mai che ciò che è fondamentale è il rapporto tra voi e la persona cui chiedete aiuto. Il setting è nella nostra mente, e una volta che è chiaro questo qualunque luogo o mezzo, purché concordato e utile alla terapia, è utilizzabile.
Ciò che è fondamentale e che non è mai messo in discussione nel film è l’alleanza terapeutica: Paul Vitti si fida del suo analista, e Ben del paziente (per quanto possa essere difficile in questo caso), ed è proprio questo che funziona. Trovate una persona che vi ispiri fiducia e, per quanto possa farvi capire la difficoltà del percorso che dovrete affrontare, saprete di non essere mai soli.
E, un’ultima cosa: non lasciate mai che l’ansia o lo stress possano privarvi della vostra vita.
Soprattutto in questo periodo in cui la tensione si tocca con mano e siamo tutti un po’ più preoccupati del solito, per noi e per la famiglia, o tristi perché costretti a casa, magari da soli. Ricordate: non siete soli.
Chiedete aiuto.
In fondo, se l’ha fatto un boss della mafia con tutti i suoi preconcetti, perché non dovreste darvi anche voi una possibilità?
dott.ssa Deborah Landa
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