Tutti noi ci siamo sentiti ansiosi qualche volta: un compito in classe, un colloquio di lavoro, una cena importante, una gara imminente… Essa ci accompagna in tutto ciò che facciamo e negli eventi più importanti cui ci prepariamo: è proprio lei a dirci che sono rilevanti, e ci aiuta anche ad affrontarli al meglio.
Una volta concluso l’evento per cui si è attivata, se non durante il momento stesso, l’ansia va a scemare: il suo compito è finito.
A volte però il livello di ansia non cala, rimane attivato, come se ci trovassimo di fronte a un perpetuo campanello d’allarme: questo è un primo segnale da non sottovalutare, perché l’ansia sta iniziando a prendere il sopravvento sulla nostra vita e può essere necessario imparare a difendersi.
Ci sono poi altre caratteristiche che ci avvisano che la nostra ansia si sta trasformando in un disturbo d’ansia (che chiamiamo ansia clinica), e per cui sarebbe necessario confrontarsi e chiedere aiuto ad un professionista. Vediamoli insieme:
- Persistenza: come già detto, l’ansia clinica dura più a lungo rispetto all’ansia non clinica (ore, giorni, settimane… sempre in allarme).
- Intensità esagerata: se in una particolare situazione ci aspettiamo un determinato livello di ansia, se non proprio nessuno, quando si tratta di ansia clinica il livello sale moltissimo, e quindi, ad esempio, ci ritroviamo a soffrire intensamente per rispondere al telefono, per attraversare un ponte o chiedere un’informazione.
- Interferenza: un anormale livello di ansia interferisce spesso col nostro rendimento a scuola, sul lavoro, nella quotidianità. Magari gli effetti possono essere circoscritti ad una determinata area, ma sicuramente hanno ripercussioni generali: andare a far la spesa all’alba per non incontrare troppe persone, per esempio, ci obbliga ad avere ritmi quotidiani diversi, come allungare la nostra strada per andare al lavoro per non percorrere un determinato ponte o incrocio, o il non dormire la notte per le tante preoccupazioni che affiorano nella nostra mente.
- Ansia improvvisa o panico: diventano preoccupanti se ritornano con una certa frequenza, e in più se vi si aggiunge la paura che si ripresentino.
- Generalizzazione: si parte da qualcosa di molto particolare e circoscritto, per ampliare sempre più il raggio di ansia di cui siamo portatori. Iniziamo ad avere un attacco d’ansia in una piazza affollata, e poco per volta, per evitare che l’episodio si ripeta, ci rinchiudiamo sempre più in casa.
- Il pensiero catastrofico: a differenza di un’ansia “normale”, chi prova un’ansia clinica immagina molto facilmente gli scenari peggiori che possono capitare a se stesso o ai propri cari, poiché si inizia a ritenere le cause peggiori come più probabili di altre. L’ansia infatti è capace di mutare profondamente il nostro pensiero.
- Evitamento: una delle prime reazioni di difesa ad un disturbo d’ansia è evitare di essere nuovamente nella situazione in cui si è presentato, ma ciò non fa che contribuire al mantenimento dello stesso.
- Perdita della calma e delle sicurezza: chi soffre di un disturbo d’ansia si sente meno al sicuro rispetto ad altre persone in quasi tutti i momenti del quotidiano. Ciò si presenta in modo specifico al momento di dormire, causando un disturbo d’insonnia che contribuisce alla cattiva qualità della vita.
Vi siete ritrovati in uno o più di questi segnali?
Se sì, iniziate a prendere seriamente in considerazione l’idea di rivolgervi ad un professionista: l’ansia è una nostra amica, ma se non gestita al meglio può prendere il sopravvento e limitarci nella nostra quotidianità.
dott.ssa Deborah Landa
Da sempre amante dello sport, ho una naturale inclinazione verso gli sport acquatici.
Contattami ora per una consulenza gratuita.
Contattami
Latest posts by dott.ssa Deborah Landa (see all)
- Sport e azienda: mondi vicini o lontani? - 2 Novembre 2022
- Genitori e sport: educare a vincere o a essere vincenti? - 2 Novembre 2022
- Cosa significa essere genitore di uno sportivo? - 22 Ottobre 2022