Viviamo in un periodo storico in cui tutto sembra sia portato all’eccesso: i cellulari sempre più potenti, più nuovi, in mano a persone sempre più giovani, giochi e console sempre più realistiche, la ricerca di trasgressioni sempre più forti, il desiderio di farsi vedere sempre con qualcosa in più, per far parte della massa ma al contempo distinguersi da essa, in eccesso però.
In questo frangente sono nate nuove dipendenze prima sconosciute: del cellulare, del computer, di internet, di sport… che si sono aggiunte a quelle già note di alcol, droga, cibo, fumo, gioco d’azzardo.
Ormai, se non vi si presta attenzione, tutto può diventare una dipendenza: un gratta e vinci ogni tanto è il gioco, la sfida, lo spendere quotidianamente soldi diventa una dipendenza; la sigaretta, per quanto faccia male e sia comunque meglio non farlo mai, se fumata ogni tanto per rilassarsi è ancora accettabile, ma due pacchetti al giorno fanno male sia al nostro fisico sia al nostro portafoglio; una birra o del vino in compagnia sono innocenti, non più quando si ricerca sempre l’alcol, anche in solitudine, anche scadente. La droga non è mai buona invece. E queste nuove droghe moderne non sono da meno, e riguardano soprattutto i giovanissimi: giochi per computer e console sempre più realistici o che prevedono missioni di ore prima di poter essere salvati e che prendono tutta la nostra attenzione, la ricerca dell’apparire e del “social” sul telefono sempre più nuovo, ragazzi sempre più giovani che non riescono a staccarsi dal cellulare nemmeno quando mangiano…
Cosa ci rimane, poi? La solitudine. Le relazioni che si instaurano sono virtuali, poco umane. E tutto ciò che può sembrare un gioco innocente si trasforma in dipendenza nel momento in cui sentiamo questa mancanza e non riusciamo a colmarla: la droga e l’alcol ci fanno apparire simpatici, o ci rilassano, la sigaretta ormai ci identifica in un gruppo e ci serve per abbassare lo stress, o per colmare la noia, essere social ci fa sentire meno soli, avere il telefono nuovo è essere parte di un gruppo “cool”, il gioco del lotto o dei gratta e vinci colmano una nostra mancanza di benessere, sono un desiderio di cambiare qualcosa…
È proprio in questi casi che si crea la dipendenza: quando il bisogno diventa troppo forte, aumenta anche il desiderio di colmarlo, di ricercare quelle azioni o quelle cose che ci fanno star meglio. È importante venire a patti con le proprie emozioni, con i propri desideri e i propri bisogni, per riuscire ad accettarli, a capirli e a soddisfarli in maniera sana. Siamo NOI che facciamo la differenza, sempre, e noi possiamo fare qualsiasi cosa, ma consapevoli di ciò che siamo e di ciò che stiamo facendo. Imparare a conoscerci e a gestire le nostre emozioni e i nostri bisogni è il primo passo per star bene con noi stessi e andare incontro alla quotidianità senza dover per forza ricorrere a qualcosa di esterno per star bene.
Perché avere una dipendenza vuol dire essere prigionieri di qualcosa di esterno, che non siamo noi, e che poco per volta non ci basta più, e ne ricerchiamo sempre in quantità maggiori o cambiamo per avere nuovi stimoli, nuove emozioni, ma tutte false, di breve durata. Avere una dipendenza vuol dire non essere più noi stessi, non essere più liberi.
Tutto si può fare, l’importante è trovare il giusto mezzo adatto a noi per non essere prigionieri di qualcosa di finto, di effimero, che si esaurisce, ma per muoverci nel mondo con le nostre emozioni e i nostri desideri, ma comunque liberi di essere davvero noi stessi.
dott.ssa Deborah Landa
Da sempre amante dello sport, ho una naturale inclinazione verso gli sport acquatici.
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