Dicono che ferisce più la parola della spada, e si sa che la saggezza popolare nasconde sempre un po’ di verità. Sicuramente le parole hanno una forza che non immaginiamo, ma se ci fermiamo un attimo a pensarci, riusciamo a farci venire in mente tanti esempi a questo proposito. Mi riferisco non solo alle parole che diciamo agli altri ma anche, e soprattutto, a quelle che diciamo a noi stessi.
Quante volte vi siete rovinati qualcosa per delle parole che non dovevate dire? E quante volte invece avete avuto successo perché vi siete fatti coraggio con le parole giuste?
È qualcosa che avevo già accennato nell’articolo sulle profezie che si auto avverano (se volete darci una rinfrescata lo trovate qui): se siete convinti di qualche cosa, più o meno consciamente farete in modo che quel qualcosa si avveri. Il fatto però è che non servono grandi frasi per determinare l’atteggiamento verso un determinato compito, basta anche solo una parola e tutto prende una piega diversa. Facciamo un esempio con una delle parole che più siamo obbligati a dire: “devo”.
Ecco, se al posto di “devo” iniziassimo a dire “voglio”, non è tutto un altro atteggiamento?
Non è qualcosa di semplice, ci vuole allenamento. Prima sarà molto più macchinoso, poi poco per volta vedrete che vi verrà più automatico e anche il vostro atteggiamento cambierà.
“Devo” andare al lavoro; “devo” scrivere; “devo” studiare… provate a trovare dei significati vostri a ciò che fate, a quelli che sono i vostri compiti: perché lavoro? Perché scrivo? Perché studio? Sì, è ovvio che sul momento tutto ciò può sembrare una rottura, si “devono” fare delle cose quando in realtà vorremmo farne altre, è normale. Ma se ci pensiamo bene è tutto finalizzato ad un obiettivo, che deve sempre rimanere bene nella nostra mente per farci andare avanti anche quando le cose si fanno difficili. E in questi casi un “voglio” ci aiuta molto di più di un “devo”. Guardiamo proprio anche al significato intrinseco di queste parole: un “devo” che cosa ci dice? Che non lo vogliamo davvero noi, è qualcosa che facciamo perché qualcun altro ci ha detto di farlo; abbiamo un atteggiamento passivo, e in qualche modo ci stiamo anche lavando la coscienza perché se non riesco in quel che faccio ho un alibi. Un “voglio” no, un “voglio” ci coinvolge in prima persona, mette il nostro Io all’opera per riuscire in quel determinato compito perché sa che è qualcosa che ci riguarda: di conseguenza il nostro atteggiamento è attivo, orientato al compito, e niente ci può distogliere da ciò che abbiamo in mente. Tutta un’altra storia, vero?
Vi lascio una chicca: anche una frase potenzialmente positiva come “posso farcela” assume tutta una carica diversa se la cambiamo in “voglio farcela” perché, come prima, siamo coinvolti soprattutto noi e non qualcun altro. Sono piccole cose, piccoli accorgimenti, ma importanti.
E sono tante la parole che si potrebbero cambiare nel nostro parlato e nei nostri pensieri per fare in modo di avere un atteggiamento migliore davanti ai compiti e alle difficoltà che incontriamo lungo il nostro cammino. Due ve le ho dette io, altre le incontreremo insieme… Ma voi avete già delle parole che utilizzate a questo scopo? Parliamone!
dott.ssa Deborah Landa
Da sempre amante dello sport, ho una naturale inclinazione verso gli sport acquatici.
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