Domenica scorsa contro l’Udinese, Fabio Quagliarella ha raggiunto il record di un certo Gabriel Batitusta.
Chi ama il calcio non può non ricordare questo campione argentino che per più di dieci ha deliziato il campionato italiano con le sue prodezze.
Ecco, Fabio Quagliarella, alla “veneranda” calcistica età di 35 anni, ha eguagliato il suo record: 11 partite consecutive, sempre a segno. E, con le sue 16 reti, si gode il posto di capocannoniere della Serie A e la convocazione in Azzurro. Con tanta pace di chi, a inizio campionato, lo aveva dato per “vecchio”, quasi “spacciato”.
Ma qual è il segreto di questo giocatore?
Passione, uno stile di vita sano e attento e un costante allenamento sicuramente contribuiscono, ma ciò che fa la differenza sicuramente è la mente: “Vecchio? Ogni volta che torno in campo ringiovanisco!”, questa è la risposta data in una intervista dove gli ricordavano la sua età. Solo passione per il proprio lavoro? Sì, ma non solo. Guardando le sue partite e la prestazione della squadra, una cosa salta sempre all’occhio: lo spirito di sacrificio, il desiderio di non mollare mai, la grinta. Egli è il capitano, e costantemente ricopre questo ruolo: un trascinatore, dentro e fuori dal campo. Anche quando la squadra offre una prestazione al di sotto delle proprie capacità, lui c’è, è la sicurezza, la Lanterna nel buio. Non si arrende.
Durezza mentale, gestione delle proprie emozioni e utilizzo a proprio vantaggio, pianificazione attenta dei propri obiettivi e, soprattutto, la concentrazione: il non farsi prendere dallo sconforto ma rimanere in partita fino alla fine, il non sottovalutare (o sopravalutare) mai un avversario ma giocarsela sempre alla pari, il non guardare alla partita con ansia e dubbio ma conscio delle proprie capacità. Questo è ciò che differenzia due giocatori di pari livello, questo ci rende anche migliori di giocatori fisicamente più prestanti: Quagliarella ringiovanisce di 10 anni perché ha allenato la sua mente (e di conseguenza il suo corpo) a farlo, ma mantenendo la propria esperienza.
Qualità innate? Alcune sì, ma con motivazione e il giusto supporto, tutte si possono allenare e incrementare, abilità di scorta da usare a nostro vantaggio e avere quel qualcosa in più dell’avversario. Sul campo come nella quotidianità.
Raggiungere i nostri obiettivi. Infrangere i nostri record.
E sentirci anche noi un po’più Fabio Quagliarella.
dott.ssa Deborah Landa
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