Oggi vi racconto una storia di mare.
Lo so, ultimamente potrei essere monotematica ma in fondo la subacquea ha sempre molti spunti interessanti.
E quindi, c’era una subacquea con un brevetto che le permetteva di calarsi negli abissi marini fino a 40 metri. Per vari motivi, però, ha dovuto allontanarsi dal suo sport per qualche anno. Poi, un giorno, ha deciso di ricominciare, era arrivato il momento. E ha ripreso scendendo non più di 20 metri, come i nuovi arrivati. Ha ripreso fiato, affiatamento con l’attrezzatura, poco per volta ha recuperato anche un po’ l’assetto. Ha iniziato a fare degli esperimenti, in sicurezza. Sempre più in profondità. E ci è riuscita, ha finalmente toccato lo scoglio dei 30 metri, anzi l’ha superato. In tranquillità, senza ansia, giocando con un polpo e una stella marina sul fondale. Ed è riuscita a far durare la sua immersione un’ora, con ancora una riserva d’aria nella bombola. Finalmente, ci è arrivata: 30 metri. E i dubbi, i problemi, quegli anni senza immergersi sono come spariti. Ora può riprendere da dove aveva lasciato.
Ci sono voluti all’incirca due anni e venti immersioni per raggiungere questo obiettivo, ma la soddisfazione finale ha ripagato tutto. Avrebbe potuto riprendere subito a scendere oltre i 20 metri, ma l’avrebbe fatto con la stessa serenità con cui ha affrontato queste immersioni una dopo l’altra, una più profonda dell’altra?
Pazienza, caparbietà, motivazione e un solo obiettivo: ritornare ai livelli precedenti in totale serenità.
Questo è anche lo spirito con cui affrontare un post-infortunio.
Più o meno grave che sia, a seconda della durata del periodo di stop, è impensabile ripartire subito come prima della “pausa forzata”. I rischi sono tanti: un affaticamento maggiore, la vocina interiore che ci dice “e se ti fai male di nuovo?” e la forte probabilità di un secondo infortunio, spesso anche più grave del precedente, dietro l’angolo. E quindi, cosa fare?
Avere pazienza, affrontare un ostacolo alla volta. Senza ripartire per forza da zero, ma anche senza chiedere al nostro corpo e alla nostra mente più di quanto possano concederci. Il recupero dall’infortunio fisico e mentale devono andare di pari passo: gradualmente il fisico viene sottoposto a livelli di stress maggiori, gradualmente la mente avrà meno paura di farsi male e capirà di potercela fare, e lavorerà in virtù del miglioramento. Chiedere troppo e subito porta solo danni e il rischio di doversi fermare nuovamente. Un recupero graduale invece può sembrare lento, ma in realtà è l’unico che può permetterci un recupero totale, mentale e fisico, e farci raggiungere i nostri obiettivi senza rischiare di incorrere in altri stop lungo il percorso, senza fretta, in totale benessere e tranquillità.
Avere pazienza, determinazione, e obiettivi chiari: questa è la ricetta per avere un recupero dall’infortunio in pieno benessere.
dott.ssa Deborah Landa
Da sempre amante dello sport, ho una naturale inclinazione verso gli sport acquatici.
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