Si sente spesso parlare di sviluppo, ma cosa indica precisamente?
Si sente spesso parlare di sviluppo, ma cosa indica precisamente?
È un sinonimo di cambiamento o no?
Se ad una prima impressione i due termini sembrano assomigliarsi, in realtà essi presentano sfumature molto diverse: un cambiamento avviene sempre in orizzontale, nel senso che non porta alcun incremento fisico o di conoscenze, e può essere sia positivo sia negativo; lo sviluppo invece implica un processo che dura tutta la vita, che riguarda tutte le dimensioni dell’uomo (fisica, psichica, affettiva, sociale…), che comprende guadagni e perdite, interattivo (non c’è sviluppo senza l’interazione con altre persone) e, infine, fortemente calato nella realtà storica e culturale in cui si vive.
Più precisamente, il significato di sviluppo dipende da tutto ciò che avviene nell’arco della vita. Si può parlare quindi in termini di norma, riducendo lo sviluppo a ciò che accade alla maggioranza delle persone durante la loro vita?
In termini prettamente scientifici questo è sicuramente un aiuto, perché gli studiosi hanno potuto identificare alcune fasi dello sviluppo dei bambini in base a ciò che capita alla maggioranza di loro ad una stessa età, e quindi a capire se possano esserci delle criticità quando ciò non accade. Sicuramente non bisogna però dimenticare che ogni bambino è unico e quindi all’atto pratico ha un suo proprio sviluppo e non bisogna preoccuparsi se ha un ritardo nel parlare o nel camminare, come nel leggere o nello scrivere (in ogni caso, qualora ci si renda conto che invece si possa trattare di una problematica, è importante non temere di rivolgersi sempre ad un esperto). Lo sviluppo è infatti un miglioramento con basi valoriali, che comporta l’apprendere l’esperienza e il trarre beneficio da essa, e i valori e le esperienze sono diversi da bambino a bambino a seconda dell’ambiente in cui vive.
Gli psicologi hanno diviso l’arco della vita di una persona in diverse fasi, non rigide ma plastiche perché dipendono dal contesto storico-culturale in cui si vive, ognuna con diversi compiti di sviluppo basati su quanto di norma succede in una determinata fase alla maggior parte delle persone.
Possiamo quindi accennare ai compiti dello sviluppo del bambino. Di solito nella prima infanzia avviene lo sviluppo della locomozione e del linguaggio, il gioco di fantasia e di gruppo, il controllo di sé e un primo sviluppo morale. Nella fanciullezza invece si parla di amicizia, operazioni concrete, apprendimento di abilità e il gioco di gruppo e di squadra. Soprattutto per quanto riguarda il gioco, infatti, si può facilmente notare come tra i due e i quattro anni i bambini tendano a giocare da soli (gioco di fantasia), a coppie o in piccoli gruppi, dove però l’interazione è molto limitata (si tratta più che altro di gioco in parallelo, dove più bambini fanno lo stesso gioco ma quasi in solitaria o al massimo in gruppi di due o tre), mentre tra i cinque e i sette anni i bambini tendano a giocare più in gruppo con interazioni sempre maggiori fino a divenire gioco di squadra.
Sono stati approfonditi diversi metodi per consentire un ottimale sviluppo psicomotorio dei bambini. Tra questi, sono stati sviluppati programmi di educazione motoria e di psicomotricità molto attenti sia alla collettività, sia al singolo bambino.
La Drola Junior, col programma Rugbtots, è una società con la quale collaboro che dedica ai bambini dai 3 ai 7 anni programmi di sola motricità, per poi iniziare il minirugby solo a 8 anni. Sicuramente anche vicino a voi ci saranno società simili. Informatevi sul vostro territorio!
dott.ssa Deborah Landa
Da sempre amante dello sport, ho una naturale inclinazione verso gli sport acquatici.
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